L'istruzione non è un privilegio ma un diritto!
Con il tuo contributo ci aiuterai a mandare i bambini “spaccapietre" del Benin a scuola salvandoli dal lavoro forzato.
Partendo da Cotonou e salendo verso nord, oltrepassando il distretto di Dassa e giungendo fino ai villaggi di Ina e Bembereke, c’è la cosiddetta zona delle colline, con grossi promontori dove si estrae e si lavora la pietra utilizzata per l’industria edile. È in questi posti che si possono trovare i cosiddetti “bambini spaccapietre”.
Il lavoro coinvolge tutto il nucleo familiare. Nelle prime ore del mattino gli uomini si recano nelle parti alte delle colline dove rompono e fanno rotolare verso il basso grossi massi. A volte questi giacimenti sono creati attraverso l’esplosione di una carica di dinamite ed il rischio, per questi uomini, di rimanere feriti è davvero concreto. Una volta giunti a valle le donne li riducono di dimensioni e, trasportandoli sulla testa, li trasferiscono in luoghi nei quali vengono rimpiccioliti ulteriormente attraverso l’utilizzo di rudimentali martelli.
A questo punto entrano in gioco i bambini.
Il loro compito è quello di creare una sabbiolina finissima che, date le semplici attrezzature, richiede un lavoro giornaliero lungo ed estenuante.
I “bambini spaccapietre” sono spesso malnutriti, privati della possibilità di andare a scuola, di avere un pasto adeguato e cure mediche idonee. Iniziano all’età di 2-3 anni e sono totalmente inconsapevoli dei loro diritti. Non si riesce a stimare un numero esatto di quanti ne possano essere perché alcune cave sono nascoste tra le foreste e difficili da raggiungere, ma si parla di diverse migliaia.
Questa attività, che dura dalle dieci alle dodici ore al giorno, comporta inevitabilmente gravissime conseguenze sia a livello fisico sia a livello psicologico: problemi agli occhi provocati dalle polveri e dalle schegge (congiuntiviti e perdita della vista), malfunzionamento delle gambe causato dalla posizione che essi assumono per tutto il giorno, ripetute fratture alle dita, disfunzioni polmonari per l’inalazione di polveri tossiche e gravissimi problemi d’udito dati dal rumore continuo del martello che colpisce le pietre.
Sul piano psicologico sono bambini immaturi, con poca capacità di socializzazione per l’età che hanno.
Vivendo in villaggi molto poveri anche la loro alimentazione è inadeguata per lo sforzo che compiono, quasi sempre a base di acqua, farina, riso e manioca.
Questa attività è purtroppo cresciuta negli anni anche a causa dell’arrivo delle potenze cinesi che, occupando prepotentemente il mercato, hanno diminuito il costo della manodopera locale.
Una famiglia che prima portava a casa 2-3 dollari al giorno, adesso si ritrova a percepirne soltanto uno.
Questo è un fenomeno che genera dei dati terribili:
23% di mortalità infantile, si parla di 200 bambini ogni 1000 nei primi 5 anni di vita.
Dobbiamo porre fine a questo sfruttamento disumano, con poco più di 8€ al mese puoi aiutarci anche tu a mandare a scuola un “bambino spaccapietre” e toglierlo dal lavoro forzato.